L’architettura è il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce.

Così il famosissimo architetto Le Corbusier definiva l’architettura negli anni trenta del secolo scorso, mostrando l’imprescindibile legame tra gli edifici e la luce che li scolpisce e li attraversa.

Chiunque, come me, abbia studiato architettura, conosce a memoria questa massima e magari la trova un po’ noiosa. Tuttavia io la trovo una massima molto importante da tenere a mente quando si progetta. I “giochi” di volumi pieni e vuoti, le rientranze e gli aggetti, le aperture sulle piastre o le finestre enormi oppure piccolissime, rendono il lavoro dell’architetto quasi come quello di uno scultore, nel plasmare le forme e farle attraversare dalla luce.

La luce riesce a trovare massima espressione di sé anche quando è artificiale: gli studi per valorizzare alcuni monumenti storici sono molto importanti, in quanto aiutano a godere della bellezza degli edifici e del contesto. Come per esempio è accaduto nel Teatro Nazionale di Atene, realizzato nel 1894, in pieno stile neoclassico. L’illuminazione notturna ha dovuto tenere conto della scansione strutturale e compositiva della facciata, cercando di rendere lo spirito scenografico che si ha osservando il teatro durante il giorno, mantenendo tuttavia alcune zone in ombra.

Questo risultato bellissimo è stato ottenuto con i prodotti architectural di i-LèD, che hanno caratteristiche ottimali: sono piccoli e non invasivi e possono essere orientati a piacere.

Un utilizzo particolarmente interessante della luce è nelle architetture di vetro. Sono tantissime le “case di vetro” progettate da svariate archistar durante gli anni. Una delle prime, quando le archistar non esistevano ancora, è certamente la casa de vidro di Lina Bo Bardi, in Brasile: gli spazi chiusi si alternano ad aperture a nastro verso l’esterno e verso l’interno, dove una corte con piante rigogliose attraversa lo spazio in verticale. Le lampade sono tutte disposte nella parte interna della casa e tutte a muro, in modo da illuminare dal lato come fossero vetrate. Un altro spettacolare esempio è certamente la piramide di fronte al Museo du Louvre a Parigi, che riflette sull’acqua i riflessi delle luci sul vetro.

Un esempio ancora più moderno è il Cristal Top Shopping Center, in Svizzera: in questo caso sotto la pelle di vetro infatti pulsa la luce di profili luminosi di i-LèD, che cambiano colore in funzione delle stagioni. Con cicli di durata diversa, giochi di luce rivestono la struttura all’esterno o si diffondono dall’interno della struttura, rendendola simile ad un organismo vivente.

Ricordiamoci quindi che la luce, anche sulle facciate o all’esterno, offre grandissime suggestioni e deve essere parte integrante di una fase progettuale. Luci diverse su facciate diverse hanno in comune la volontà di valorizzare, rendere vivo e differente un edificio, integrandosi nel contesto paesaggistico e urbano, con realizzazioni versatili che fanno venire voglia di camminarci dentro.

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